I Pirati Contro Hollywood


[Di Enrico Sanna]

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La Sony ha annunciato di aver subito un attacco da parte di un gruppo di hacker. L’attacco, dice la Sony, è un atto di terrorismo. Obama ha confermato: un atto di terrorismo. E terrorismo sia.

Un gruppo, che ha detto di chiamarsi Guardiani della Pace, ha minacciato attentati in tutti i cinema che avrebbero proiettato il film The Interview, considerato poco riguardoso nei confronti dell’alta dirigenza nordcoreana. Secondo la Sony, i Guardiani della Pace hanno minacciato attentati come quello dell’undici settembre 2001 in 18.000 cinema americani. Diciottomila!

Il nome Guardiani della Pace è molto adatto alla situazione. Fa molto nordcoreano. Al punto che sembra hollywoodiano. Spettacolare l’idea di fare migliaia di attentati simultaneamente in ogni angolo degli Stati Uniti. Decisamente spettacolare. Il giovane Kim Jong e i suoi guardiani. Chi l’avrebbe mai detto?

La Sony ha deciso di bloccare l’uscita del film nelle sale cinematografiche. Almeno per qualche tempo, immagino. Conservate i soldi.

Entra Obama.

Obama ha detto che la Corea del Nord è responsabile dell’atto di terrorismo contro la Sony. Perché è un atto di terrorismo. È ufficiale. Quando una cosa è ufficiale è vera. È come i santi. Una volta che uno è santo è santo. Neanche Dio può desantificarlo.

Peter W. Singer, in un’intervista concessa a Motherboard, ha definito la reazione all’attacco “oltre il regno della stupidità”.

Obama non ha fornito le prove dell’esistenza di una minaccia terroristica. Dopotutto, la casa bianca ha un sacco di fatti arretrati da dimostrare. Ad esempio, sta ancora preparando la dimostrazione dell’esistenza delle armi di distruzione di massa di Saddam, l’abbattimento di un aereo malese da parte dei russi e l’invasione dell’Ucraina da parte degli stessi.

E al fondo di tutto c’è l’idea di un regime nordcoreano offeso perché un film non lo mette in buona luce.

E poi c’è una coincidenza curiosa. Questo “attacco terroristico” viene dopo che diversi documenti segreti, in cui erano delineate le strategie da seguire contro la pirateria informatica, sono trapelati proprio dai computer della Sony. A volte il destino dà l’impressione di seguire un disegno.

Esiste una morale? Io credo di sì. Obama ha detto che la risposta degli Stati Uniti arriverà. Io non ne dubito. Questa è la morale.

Così Peter Singer:

“Chi ha fatto l’attacco conosce a menadito la psiche degli americani. Sono hacker, va bene, ma aggiungici la parola “cyber” o “terroristi” e ce la facciamo addosso.”

Cosa può fare la Sony, adesso? Sempre Singer:

“Se anche la Corea del Nord venisse allo scoperto e dicesse orgogliosamente ‘Siamo stati noi’, cosa farebbe la Sony? Non molto. Magari denuncerebbe la Corea del Nord.”

La Sony no. Ma Washington sì, può fare molto. Può lanciare una guerra, ad esempio. Contro la Corea del Nord? No, contro internet. Con la scusa della sicurezza. Questa sarebbe, se interpreto correttamente, la risposa americana annunciata da Obama.

Così, come nel giornalismo tradizionale la notizia genera il fatto, nel mondo della politica a volte sembra che i problemi arrivino proprio mentre hai una soluzione tra le mani.

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