Il Sesso ai Tempi del Virus


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Slavoj Žižek

La pandemia deve necessariamente far leva sulla pratica del gioco sessuale senza contatto fisico. Se avremo fortuna, però, emergerà una riscoperta dell’intimità fisica. Allora ci ricorderemo che il contatto fisico rappresenta esso stesso un cammino verso la spiritualità.

Il Health Service Executive irlandese ha emesso una serie di direttive riguardanti la pratica del sesso in tempi di coronavirus. Le due principali raccomandazioni sono:

“È bene prendere in esame un’astensione dai rapporti sessuali fisici, soprattutto se avvengono con un compagno conosciuto su internet o per denaro. Alternative praticabili sono il sesso in videoconferenza, il sexting* o le chat. Disinfettare la tastiera del computer e lo schermo utilizzato con altre persone. […] La masturbazione non diffonde il virus, soprattutto se ci si lava le mani (o un giocattolo sessuale) con acqua e sapone per almeno venti secondi, prima e dopo.”[1]

Si tratta di consigli di ragionevole buonsenso adatti ad un tempo caratterizzati da un’epidemia che si diffonde con il contatto fisico. Da notare, però, che queste raccomandazioni confermano un processo già in corso con la progressiva digitalizzazione della nostra vita. Secondo le statistiche, gli adolescenti di oggi passano molto più tempo navigando su internet che esplorando la propria sessualità.

Non è molto più facile, e istantaneamente gratificante, fare sesso in uno spazio virtuale, ad esempio con la pornografia esplicita? È per questo che la nuova serie televisiva statunitense Euphoria (2019) – che, come spiega il produttore, “parla di un gruppo di alunni delle superiori con le loro esperienze con la droga, il sesso, le crisi d’identità, i media sociali, l’amore e le amicizie” –, che pretende di raffigurare la vita dissoluta dei giovani studenti di oggi, diventa quasi l’opposto della realtà attuale. È una realtà sfasata rispetto alla gioventù attuale, è singolarmente anacronistica, è più una pratica nostalgica di persone mature riguardo una presunta depravazione dei giovani.

Facciamo un passo oltre e chiediamoci: e se il sesso “reale”, senza ausili virtuali, senza fantasie, non esistesse? La masturbazione è, secondo una definizione tipica, “un rapporto con una persona immaginaria”. Ma e se il vero sesso fosse sempre, per così dire, una masturbazione con una persona reale? Dove voglio arrivare? In una sua rubrica su The Guardian, Eva Wiseman cita un episodio di “The Butterfly Effect”, una serie di podcast sull’impatto della pornografia su internet:

“Sul set di un film pornografico, un attore perde l’erezione durante la ripresa, e per recuperarla sposta lo sguardo dalla donna che ha davanti, prende il cellulare e cerca il sito PornHub. Il che mi pare vagamente apocalittico.”[2]

“C’è del marcio nel regno del sesso,” conclude la commentatrice. Concordo, ma aggiungerei una citazione psicanalitica. C’è oggi qualcosa di costitutivamente marcio nel regno del sesso: la sessualità umana è di per sé perversa, esposta a ribaltamenti sadomasochisti, e in particolare ad una commistione di realtà e fantasia. Anche quando una persona sta con il proprio compagno o compagna, l’interazione con lui o lei è inestricabilmente legata alle proprie fantasie. Ovvero, ogni rapporto sessuale è potenzialmente strutturato come se fosse una “masturbazione con un partner reale”. Come se il corpo del partner fosse un fantoccio con cui realizzare o inscenare le proprie fantasie.

Questo scarto tra la realtà fisica di un compagno e l’universo delle fantasie non può essere ridotta a una distorsione creata dal patriarcato, o dalla dominazione sociale, o dallo sfruttamento: lo scarto è alla fonte. Capisco perché l’attore suddetto, per recuperare l’erezione, ha avuto bisogno di un sito pornografico: cercava nell’immaginazione un aiuto alla sua performance. Per questo ci sono persone che, durante un rapporto, chiedono di parlare, solitamente di “cose sporche”. Anche quando si ha tra le mani la “cosa” (il corpo nudo), questa presenza deve essere coadiuvata da fantasie verbali…

Questo perché l’attore evidentemente non aveva una relazione amorosa con l’attrice; per lui, il corpo della compagna di scena era più un robot sessuale in carne e ossa. Se ci fosse stata passione, il corpo di lei sarebbe stato più interessante per lui, giacché il semplice fatto di sfiorarla sarebbe andato a toccare il cuore della soggettività. Quando facciamo l’amore con una persona che amiamo veramente, toccare il suo corpo ha un’enorme importanza. Bisognerebbe ribaltare il senso comune per cui la lussuria sessuale è solo carnale mentre l’amore vero è spirituale. L’amore sessuale è più fisico del sesso senza amore.

L’attuale epidemia finirà per limitare la sessualità fino ad imporre una definizione di amore come venerazione a distanza della persona amata e fisicamente intoccabile? La pandemia sicuramente fa leva sul gioco sessuale senza contatto fisico. Con un po’ di fortuna, però, da tutto ciò emergerà una rivalutazione dell’intimità sessuale, capiremo ancora meglio quello che dice Arsenij Tarkovskij, secondo cui la terra, con la sua natura inerte e umida, non è l’opposto della spiritualità, ma anzi ne rappresenta l’ambiente adatto. Ne Lo specchio, Tarkovskij recita una delle sue poesie: “Un’anima senza corpo fa peccato, come un corpo senza vesti.” Allora, se masturbarsi davanti ad immagini pornografiche è peccato, il contatto fisico è la via della spiritualità.

Originale: Sexo em tempos de coronavírus, pubblicato su Blog da Boitempo il 26 maggio 2020. Traduzione di Enrico Sanna.

Note

* Sexting è un anglicismo formato dalle parole sex (sesso) e texting (scambio di messaggi col cellulare). Si riferisce allo scambio di testi erotici tramite cellulare.

[1] Il comunicato completo si trova sul sito del programma di educazione sessuale dell’HSE.

[2] Eva Wiseman, “Rough sex and rough justice: we need a greater understanding of consent”, The Guardian, 8 dicembre 2019.

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