Gigi Roggiero
“È un concetto vano quello di compiere il proprio dovere nel posto che ci è assegnato; si sciupano forze enormi per nulla; il vero dovere è scegliere il proprio posto e piegare consapevolmente le circostanze”. (R. Musil, L’uomo senza qualità)
0. Riprendiamo la corretta scansione temporale proposta da Lanfranco Caminiti e Chiara Scaletta. Il loro ragionamento comincia tra Seattle 1999 e Genova 2001, eventi simbolici e periodizzanti del movimento no global. Lì si chiude, per un piccolo ma significativo noi, un ciclo: quello dei centri sociali. Diremmo di più: il ciclo del “Movimento”, inteso come spazio di organizzazione politica che ha le proprie radici nell’anomalia forte del lungo Sessantotto italiano. Tra il “Movimento” rappresentato negli anni Novanta dai centri sociali e il movimento no global c’è un salto non solo spaziale, ma di soggettività e forma di azione organizzativa. La geografia dei gruppi di “Movimento”, nel bene e nel male ereditata dagli anni Settanta, si esaurisce a fronte dell’emergere di un nuovo spazio di mobilitazione.