Un Virus Sociale

Cina

La lotta di classe microbiologica in Cina

Fonte: Chuang.org, febbraio 2020. Titolo originale: Social Contagion: Microbiological Class War in China. Traduzione parziale di Enrico Sanna.

Il forno

Wuhan è nota volgarmente come uno dei “quattro forni” (四大火炉) della Cina per le sue estati di caldo umido oppressivo, assieme a Chongqing, Nanchino e alternativamente Nanchang o Changsha, tutte città dall’attività frenetica situate nella valle del fiume Yangtze. Wuhan è l’unica ad essere punteggiata di forni veri: il grosso agglomerato urbano è il cuore dell’industria dell’acciaio, cemento e altre industrie legate alle costruzioni, il paesaggio è dominato dai forni in lento raffreddamento di ciò che resta delle ferriere e acciaierie di stato, ora in crisi da sovrapproduzione e costrette a controverse riduzioni, privatizzazioni e ristrutturazioni, con il risultato di cinque anni di proteste e massicci scioperi generali. La città è praticamente la capitale cinesedell’industria delle costruzioni, il che le ha conferito un ruolo importante dopo la crisi economica globale, quando la crescita cinese è stata pompata con fondi incanalati in progetti infrastrutturali e edilizi. Wuhan non solo ha contribuito a gonfiare la bolla con un’eccedenza di materiali da costruzione e ingegneri, ma è diventata una boomtown. Secondo i nostri calcoli, tra il 2018 e il 2019 l’area a cantiere della città equivaleva alle dimensioni dell’intera isola di Hong Kong.

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L’anarchia Selvaggia del (Vero) Capo

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Gianluca Solla

Chissà che un giorno la difficoltà di rispondere alla domanda chi o cosa sia un capo non venga riconosciuta come il vero sintomo della nostra epoca. Una domanda così si fatica, oggi come non mai, non solo a risolverla, ma anche già solo a porla. A prima vista questa situazione è legata al fatto che nella cultura occidentale un capo suppone i sudditi ed è dunque immediatamente identificato con la facoltà di esercitare un potere. Inoltre la stravagante proliferazione di capetti, caporali e boss a cui assistiamo quotidianamente finisce per rendere impegnativo anche solo proporre il tema. L’attenzione pubblica appare satura o, più esattamente, esausta dall’aver passato in rassegna, e via via consumato, tutte le figure possibili dell’immaginario collettivo relative al capo: dall’algido tecnocrate al leader carismatico; dal saggio competente (o presunto tale) al capopopolo informatizzato; dal vecchio uomo di partito al giovane comunicatore.

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L’arca di Mr Dax

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Gestire la crisi in nome del popolo

Di Jan Luschach. Originale pubblicato su obeco-online con il titolo Gestão da crise para o povo. Traduzione di Enrico Sanna.

Visto che la crisi fondamentale non si riflette più solo in periferia ma anche direttamente nei centri occidentali, dove la classe media attende il prossimo collasso col fiato sospeso, anche le convulsioni sociali si fanno sempre più pressanti nella loro elaborazione ideologica. Chi ancora non è pronto a tradurre la furia ideologica in violenza fisica si accontenta, per ora, degli scritti, che spuntano come funghi, di opinionisti e media indipendenti. Tra questi troviamo l’esperto di finanza Dirk Müller, più noto come Mr Dax. Autore di un best-seller pubblicato da Spiegel, intervistato spesso e volentieri, Müller è una figura così precisa, così esagerata della tarda ideologia postmoderna che sembra quasi una caricatura di se stesso. Il fine di questo articolo è di fornire un suo ritratto.

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Un Potere che non Può

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Nicolas Martino

Pierre Clastres L’anarchia selvaggia Le società senza stato, senza fede, senza legge, senza re introduzione di Roberto Marchionatti, elèuthera (2103), pp. 116 € 12.00

«Si chiama Stato il più gelido di tutti i gelidi mostri. Esso è gelido anche quando mente; e questa menzogna gli striscia fuori di bocca: “Io, lo Stato, sono il popolo”». Questa la straordinaria intuizione di Nietzsche (Così parlo Zarathustra, 1885) cara a Pierre Clastres, l’antropologo francese erede libertario di Lévi-Strauss che ha rovesciato il paradigma della filosofia politica occidentale con una serie di innovative ricerche sul campo, tese a dimostrare come la coercizione politica e lo Stato non siano il fondamento inevitabile di ogni società umana.

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Trump e il Narcisismo

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Di Sergio Benvenuti. Originale pubblicato su Doppiozero il 18 giugno 2017.

Negli ultimi tempi i commentatori fanno a gara nel cercare di inquadrare Donald Trump in termini psicopatologici. Alcune riviste mi chiedono una sorta di cartella clinica del presidente americano. Ad esempio, mi si chiede se si può parlare di infantilismo di Trump, a 71 anni.

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Scuola e Potere

scuola fascista

Di Gioacchino Toni. Pubblicato su Carmilla Online il 21 aprile 2018 con il titolo Meritocrazia e valutazione al servizio della flessibilizzazione del lavoro.

Recensione di: Angélique del Rey, La tirannia della valutazione, Elèuthera, Milano, 2018, pp. 192, € 15,00

«La valutazione, nel nostro mondo neoliberista, è divenuta un potente strumento di potere» – «Valutare vuol dire sempre più misurare tutto con lo stesso metro: il denaro, il capitale» ~ Angélique del Rey

Pare ormai essere del tutto normale, se non addirittura doveroso, essere sottoposti a giudizio insindacabile o farsi giudici. Basti pensare ai tanti programmi televisivi che mostrano concorrenti desiderosi di sottoposti al cinico e spietato giudizio altrui.

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