Da Costantino alle ferrovie

Serge Cosseron, Bruno Somalvico e Jacques Le Goff

Il lungo medioevo di Jacques Le Goff

Parte prima: una nuova visione del passato

Oggi incontriamo un ospite d’eccezione: lo storico del Medioevo Jacques Le Goff, sessantenne, nato nel Nord della Francia nel 1924, ex Rettore dell’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, condirettore della Rivista Annales, autore persino troppo fecondo per consentire la citazione dei suoi libri (bisognerebbe scegliere arbitrariamente tra una massa sterminata di pubblicazioni). Jacques Le Goff è oggi una delle guide della nuova scuola storica francese, praticamente l’erede naturale di quella prima generazione di studiosi che hanno fatto della storia una scienza nuova, e cioè Marc Bloch, Lucien Febvre e Fernand Braudel. In questo senso l’opera di Jacques Le Goff è fondamentale per chiunque voglia affrontare il tema del Medio Evo e, più in generale, i problemi attuali della ricerca storica.

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Perché mi hai svegliato?

es & ez

La risurrezione di Lazzaro è uno dei tanti miracoli attribuiti a Gesù. Un miracolo extra. Non un’operazione trasformativa (l’acqua in vino, ad esempio), o una moltiplicazione dal vivo (pani e pesci, sì, ma pani e pesci veri, non simbolici), ma un morto che viene riportato alla vita. Una temporanea inversione dell’asse temporale per uno solo, si potrebbe dire. Una gentil concessione. La frase “Alzati e cammina” è diventata quasi proverbiale, anche se non tutte le versioni la riportano allo stesso modo. Curiosamente, detta in sardo la frase diventa “Pesadindi e bai”, che significa più o meno “sloggia da qui”. A leggere il vangelo di Giovanni, Gesù avrebbe potuto risparmiargli la morte. Infatti, quando lo vede, Marta gli dice: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”. Così oggi si parlerebbe del miracolo della guarigione di Lazzaro, non del miracolo della sua risurrezione. Un declassamento, credo.

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Ndo vai?

Maurizio Ciampa

Nel buio delle sale cinematografiche

Una “caverna” attraversata da una lama luminosa. Spente le luci, la sala cinematografica sprofonda in una schiuma ribollente di emozioni. È una frattura quel buio, una frontiera, segna la fine dell’ordinario, anche quando ordinarie, o comuni, sono le storie che prendono vita sullo schermo. E lo schermo è il mondo, una inesplorata geografia dei sentimenti e delle relazioni. Ognuno può evadere dal recinto della propria posizione sociale, o al contrario, riconoscere le costrizioni che lo soffocano, fare il “giro della prigione”, e soppesare il cumulo delle sue afflizioni.

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La società anestetica

Di Gian Luca Garetti. Fonte: Perunaltracittà, 8 Marzo 2021.

La coazione a produrre nell’eccesso di positività

In questo articolo mettiamo in dialogo  gli ultimi due libri del filosofo coreano Byung-Chul Han: La società senza dolore, Einaudi, Torino 2021 e La scomparsa dei riti, nottetempo, Milano 2021. Nel primo saggio Han, uno dei pensatori contemporanei più ispirati, punta il dito contro l’odierna società neoliberista, che tenta di anestetizzare la politica, con governi palliativi, che la rendono immune alla critica, che ricordano il governo Draghi:

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La mano di Dio

Fonte: Bicho Ruim

Un’infermiera brasiliana ha creato una Mano di Dio: due guanti di gomma pieni di acqua tiepida e le dita unite in modo da formare un solo pezzo avvolgente. Serve a dare un po’ di conforto ai malati che sono ricoverati e non hanno contatti con nessuno. La sua sostanza è materiale e simbolica, come un’opera d’arte ma senza scadere nello sperimentalismo affettato. A prescindere dall’utilità, è una opera d’arte in azione. Potrebbe essere un ponte?

La mezzaluna occidentale

Di Giovanni Iozzoli. Fonte: Carmilla online, 20 febbraio 2021.

Massimo Campanini: L’Islam, religione dell’Occidente, Mimesis, Milano-Udine, 2016, pp.158, €15,00

«Questo saggio è uno studio sul problema delle origini. Intendo le origini della civiltà “occidentale” sui cui il cristianesimo ha impresso un’orma profonda. L’Islam, benchè possa spiacere a molti, è parte integrante di questa civiltà. L’Islam è pienamente “occidentale”» (p. 1)

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